giovedì 12 agosto 2010

FOTOBIOGRAFIA

FOTOBIOGRAFIA

"Non colui che ignora l'alfabeto,
bensì colui che ignora la fotografia
sarà l'analfabeta del futuro"
Walter Benjamin


In questo periodo mi sto dedicando ad approfondire le mie conoscenze del linguaggio antropologico-fotografico, in particolare la ricerca è focalizzata sulla fotobiografia.
La lettura de "Il feticcio quotidiano" di Gillo Dorfles, quella di Paolo Chiozzi ne "Fotografie e antropologia visuale: senso della realtà e "auto-messa in scena", e il saggio di Chalfen Richard M. "Sorrida prego!La coostruzione visuale della vita quotidiana", oltre alla conoscenza diretta del lavoro svolto da Ayres Marques Pinto, sia all'interno del Master in Comunicazione e Linguaggi Non Verbali dell'Università di Venezia che nelle attività realizzate quotidianamente nelle Marche, fra tutte cito "Zoom a zonzo" e l'ottimo lavoro sulla memoria svolto insieme alle suore anziane del Convento Missionario Francescano di Loreto

mi portano ad elaborare alcune considerazioni...

la fotografia è comunicazione, mette in relazione il fotografo con il soggetto/oggetto fotografato e con l'eventuale osservatore; è uno strumento col quale si può effettuare introspezione; veicola emozioni, ricordi; può divenire strumento di terapia; fonte documentale...

La fotografia è sempre più utilizzata, anche in ambito sociale, come strumento del ricordo, o piuttosto del ricordo costruito e ri-costruito; quando sfogliamo l'album di famiglia crediamo di ricordare l'evento, l'attimo, mentre in realtà reinventiamo il nostro passato in funzione di quella che riteniamo essere la nostra identità attuale.
L'approccio fotobiografico può essere utilizzato in diverse forme e in molteplici ambienti, ad esempio nelle case di riposo, dove viene utilizzato come gioco della memoria, gioco della costruzione e ri-costruzione del ricordo; viene sempre più utilizzato in certi contesti comunitari multiculturali e interculturali.
Esempio è la città di Prato dove convivono comunità di diverse nazionalità, la città ha avuto nella sua recente storia due grandi flussi immigratori, il primo negli anni 50/60 prevalentemente composto da meridionali (Prato nel censimento del 1951 ha 77.631 residenti, nel 1961 111.285); il secondo flusso avviene nei primi anni 90 composto, questa volta, da cittadini stranieri prevalentemente cinesi (la città passa dai 165.707 residenti al censimento del 1991 ai 172.499 del 2001).
Il Comune di Prato nei primi mesi di quest'anno, attraverso un avviso pubblico, ha formalizzato una "acquisizione di manifestazione di interesse" per l'affidamento di attività laboratoriali con i bambini e progetti genitori, tra le varie attività richieste c'era "L'album di famiglia", nell'avviso si legge:
"L'approccio fotografico come occasione di riflessione su come e quanto il proprio percorso esistenziale e la propria cultura di appartenenza influenzano il rapporto con i figli nel periodo dell'infanzia.
- Valorizzare e rendere efficace la capacità di apprendere da se stessi, dalla propria esperienza e dalla propria storia.
- La ricostruzione di sè attraverso il ricordo narrato e scritto."

Venendo ai testi precedentemente citati mi preme sottolineare come Chalfen tratta specificamente la tematica degli album familiari basandosi sul principio teorico e metodologico per cui FOTOGRAFARE E' UN MODO DI INTERPRETARE E DARE SENSO ALLA REALTA'.
Centrale, nel saggio, è lo sguardo del fotografare, l'osservatore osserva la fotografia per avere informazioni su ciò che essa rappresenta, inoltre rivolge l'attenzione anche su chi ha descritto l'evento e la situazione; si pone domande quali: che cosa ci vuol comunicare il fotografo e che cosa coloro che sono stati immortalati?

Ne "Il fetticcio quotidiano" Gillo Dorfles, dedica un paragrafo alla "Fotobiografia e fotopubblicità", in esso il filosofo descrive in maniera sublime alcune fotografie che immortalano soggetti che diverranno in seguito famosi quali: Kafka, Thomas Mann, Italo Svevo, Freud, Zola:
"Il volto intenso e teso di Kafka sotto la bombetta nera, nei cortili segreti della Praga segreta; la figura di Freud già stanco e ammalato, mentre si avvia all'esilio londinese sorretto dalla figlia Anna; la posa impettita di Thomas Mann seduto sulla pomposa poltrona finta Louis XVI; o, ancora, Italo Svevo -allora soltanto Ettore Schimitz- accanto alla moglie e alla figlia Letizia bambina; [...] Queste e mille altre immagini di personaggi del nostro tempo mi sono divenute familiari quanto e più delle loro opere. E tutto questo lo devo alle tante biografie fotografiche (come altro definirle?) che sono venute moltiplicandosi negli ultimi anni e che vengono sempre più sostituendo le "vere" biografie, folte di dati, di citazioni, di lettere, di documenti".

Dorfles sottolinea che anche il cinema, ovviamente, può avere la funzione di documentare la vita dei personaggi famosi, ma la fotografia riesce a documentare anche i momenti che precedono la celebrità.
I momenti immortalati sono reali, fissano per un lungo periodo, o probabilmente per sempre un attimo di vita; lo rendono immortale.

"Dicono molto più del personaggio Freud, Kafka, Svevo queste
istantanee un po' incerte, accompagnate da brevi didascalie,
di molte pagine di minuziose raccolte di dati, di
equivoche autoconfessioni, di prolissi epistolari."

Gillo Dorfles


BIBLIOGRAFIA


Chalfen, Richard M., "Sorrida prego! La costruzione visuale della vita quotidiana", Franco Angeli, Milano, 1997.

Chiozzi, Paolo, "Fotografie e antropologia visuale: senso della realtà e auto-messa in scena", Giornata di Studio "La cultura fotografica in Italia oggi- a 20 anni dalla fondazione di AFT Rivista di Storia e Fotografia.

Dorfles, Gillo, "Il feticcio quotidiano", Feltrinelli, Roma, 1989.

Marques Pinto, Ayres, "Il volto e la voce del tempo. La fotografia terapeutica in animazione", Ed. associazione BrasiLeMarche, Loreto, 2005.

www.ayresmarques.blogspot.com/2009/01/fototerapia-2006-150-anni.html

www.zoomazonzo.blospot.com

1 commento:

  1. Angelo, sono interessantissime queste tue considerazioni. La scelta dei testi è molto originale. Devo leggerli assolutamente. Ho creato un sito sulla Fototerapia:
    https://sites.google.com/site/fototerapie/
    Troverò il modo di includere degli articoli interessanti come questo che hai scritto.
    Complimenti e grazie mille.
    Ayres

    RispondiElimina